19 gennaio 2019

Escape at Dannemora


Escape at Dannemora , di Ben Stiller, 2018. Miniserie , 2 nominations ai Golden Globes. Golden Globe per Patricia Arquette.


Ben Stiller come non l'abbiamo mai visto prima. Alla regia di un progetto drammatico scevro di qualsivoglia vis comica o ironica che tanto ha caratterizzato lo Stiller attore o regista.

Qui Stiller svolta con decisione e coraggio verso un prodotto impegnato ed impegnativo lavorando in modo meticoloso, serissimo e concentrato.

Da un fatto di cronaca che ebbe larga copertura mediatica nel 2015 : l'evasione di due carcerati dal penitenziario di massima sicurezza Clinton Correctional Facility , Dannemora, N.Y e i seguenti 20 gg di latitanza e "caccia all'uomo".

C'e apprezzabile sforzo di aderenza alla realtà dei fatti coniugata ad uno studio psicologico approfondito dei tre personaggi principali .

Il ritratto dei tre villains è un capolavoro di ambiguità ed ambivalenze , un mix di contrasti che spiazzano lo spettatore senza scampo: umana debolezza, malvagità , umanissimi sogni e speranze, degrado morale , comportamenti comprensibili di contro a motivazioni meschine e bassezze gratuite , disperazione e stupidità.

Ogni qual volta sceneggiatura e regia ci inducono in un attimo di comprensione ed empatìa verso gli sbandati protagonisti ecco che immediatamente ci viene imposto il rovescio della medaglia e piombiamo nello stato d'animo opposto : ci risultano odiosissimi , imperdonabili e a tratti incomprensibili (Tilly in particolar modo).

Patricia Arquette (Tilly) è fisicamente irriconoscibile sia grazie al geniale trucco/parrucco/imbolsimento che alle magistrali riprese che sottolineano in ogni inquadratura tutto e il contrario di tutto : frustrazione e noia, stupidità, ingenuità , egocentrismo , vittimismo, istinto di sopravvivenza, umana fragilità, infantilismo , sogni di libertà e diabolica superficialità.
Una girandola frenetica di sensazioni contrastanti che lascia senza fiato lo spettatore . La odiamo, la disprezziamo, ci fa pena, la perdoniamo perchè è stupida , la condanniamo perchè è meschina senza pentimento.
Di certo ci incolla allo schermo con l'urgenza di trovare un senso al suo comportamento.
Si guadagna un meritatissimo Golden Globe per l'interpretazione. Il suo personaggio è sostenuto dalla regia di Stiller attentissimo ai dettagli.


Paul Dano e l'ineffabile Benicio del Toro non deludono un attimo. I due carcerati sono bastardi senza gloria e ci sentiamo quasi in colpa di trovarci a parteggiare per loro , di augurarci che l'evasione vada a buon fine. Vorremmo tanto che l'episodio di flashback non ci raccontasse nulla dei loro crimini con aggravante di crudeltà gratuita . Ben Stiller (e la buona sceneggiatura) ci induce a voler vedere l'artista in Matt e l'ingegnoso "creativo" in David. Ci tenta a bypassare il resto. Per poi farci sbattere il naso con l'ineluttabile , crudissima brutalità della loro natura.


Ben Stiller è una vera sorpresa in positivo. Talento ed intelligenza caratterizzano questa prova alla regia. Personalmente mi auguro di vedere ancora Stiller impegnato in questa direzione , inedita quanto promettente.

La critica ha evidenziato un difetto nell'eccesso di tempo della narrazione e nel passo a tratti troppo lento di alcune riprese e scene un pò troppo minuziose, forse inutili.
Probabilmente è vero. Credo che sia un difetto perdonabile , perchè in un certo senso questo è un "esordio" per Stiller in un genere che finora non sembrava il suo.

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