25 ottobre 2018

Il verdetto

Il verdetto (The children act) , 2018



Povero ragazzo, ha perso Geova e ha trovato te "

La giudice Maye del Tribunale dei minori prende una giusta, incontrovertibile decisione riguardo al 17enne Adam che rifiuta (assieme ai genitori e alla sua comunità) una trasfusione di sangue urgente per motivi religiosi.
Ma prima di farlo gli fa visita all'ospedale , procedura insolita.

La vicenda che ne consegue è altrettanto insolita e psicologicamente complessa.

La vita del ragazzo è più importante della sua dignità  "

Il primo punto forte è la sceneggiatura tratta dal romanzo di Ian McEwan.
Il secondo è l'ottima interpretazione di Emma Thompson , assolutamente in forma e al suo meglio.

La cosa giusta , legalmente e moralmente , qui ha risvolti amari e il prezzo in dubbi, illusioni e dolore è alto . Tutto cambia e nulla cambia davvero positivamente o definitivamente. Forse solo la giudice impara qualcosa e anche per lei c'è un prezzo da pagare.
In una brevissima inquadratura scuote la testa scontenta l'assistente sociale. Che tutto sommato abbia ragione lei ?

" Non potevi mettere un timbro e basta ?  "

Si esce dalla sala con una sensazione di vago disagio , in vena di discutere con chi ha visto il film .
Esattamente ciò che vuole indurre il film nel pubblico .

Film ben costruito e riuscito. Con Emma che cattura tutta l'attenzione , sempre brava.  Da vedere

18 ottobre 2018

La ragazza nella nebbia

La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi , 2017



Il colpevole è Carrisi

Ecco ,anche non avendo letto il libro, in questo caso le diatribe fra lettori  e spettatori del film qui stanno a zero. Carrisi ha scritto il thriller , ha steso la sceneggiatura e ha diretto il film (esordio cinematografico).
Quindi il colpevole è senza dubbio Carrisi .

Colpevole di capi d'accusa importanti:

1) Non si capisce 'na mazza. Chi ha ucciso Anna Lou ? Chi le altre? Soprattutto, Carrisi lo sa chi è il/i killer(s) ? Sembra di no, almeno a vedere il film.

2) Se Servillo sembra la parodia di Servillo , se Jean Reno non fa niente altro che parlare un brutto italiano per un paio di scene (chi ha deciso di non doppiarlo?) ……. beh, non è colpa dei due bravi attori che hanno alle spalle una carriera seria e tante prove di alto livello. I due personaggi interpretati sono fondamentali nella trama. Come si fa a usare due bravi attori così male?

3) Di libri e films del filone psicopatici maniaci, povere ragazzine e investigatori sopra le righe c'è n'è un'orda barbarica in giro da almeno 20 anni. Da almeno 10 anni vincono in libreria e al cinema i "thriller scandinavi". Cupi, contorti e.... pallosi. Contorti che siano, hanno crimini , colpevoli e un contesto.
Qui il colpevole/i non si sa. I crimini non si riesce a contare bene (5 o 6 ?) neanche a rivedere la scena della scatola con le ciocche di capelli rossi 10 volte di fila.
A leggere le mille ipotesi del pubblico che ha visto il film più le mille ipotesi di chi ha letto il libro (o tutt'e due) in totale fanno 10 mila risposte diverse.
Glisso sul contesto, Avechot, che ci manca solo Bruno Vespa a spiegare il plastico. Maddai, suvvia.

4) Abbiamo tutti capito , almeno quello, la polemica di Carrisi sulle indagini in stile italiota sui reati che piacciono al carrozzone mediatico e ai fruitori medi di talk-show dell'orrore su tali crimini. I riferimenti a UnaBomber, Yara, Cogne e quant'altro sono fin troppo espliciti.
Sappiamo anche che Carrisi è comparso più volte in tali talk-show fra gli estemporanei "esperti" mediatici : criminologi da tv , psicologi da tv etc etc.
Sarà per questo, forse, che il film é un pasticcio di indizi, sospetti, costrutti e nessun fatto che stia in piedi con logica?

Ahi, ahi..... il cinema italiano non ha bisogno di altra spazzatura. E , spiace dirlo, questo film non fa eccezione alla mediocrità cinematografica diffusa. No, no, per me così non va.

Piuttosto, consiglio di andare a recuperare un'altra ragazza e un altro Servillo. La ragazza del lago , 2007. È tutto italiano , tratto da un thriller norvegese (sì quelli cupi e contorti di cui sopra) ma che almeno si capisce.

8 ottobre 2018

Leave no trace (Non lasciare traccia)

Leave no trace ,v.o. 2018 . L' indie di qualità a basso budget e tanta sostanza .
Presentato al Sundance 2018 e a Cannes 2018. Nomination Critics' choice awards 2019 per T. McKenzie miglior giovane attrice.




Film "indie" accattivante, lontano dalle produzioni commerciali . Rievoca un pò Into the wild , un pò Captain Fantastic ma sostanzialmente va in una direzione tutta sua.

Belle riprese naturali in mezzo a boschi e foreste nell'entroterra di Portland , molta delicatezza e sobrietà nel raccontare la storia inconsueta di un veterano di guerra (Ben Foster) che non sa più vivere nel mondo civilizzato e sceglie una vita selvaggia , in mezzo alla natura , ai margini della società. Porta con sé la figlia 13enne, magnificamente interpretata dalla giovane Thomasin McKenzie per la quale la regista e co-sceneggiatrice Debra Granik  sceglie molti primi piani , poche battute, una recitazione minimalista molto efficace nella sua semplicità. 

Il film non ci concede spiegazioni sulle motivazioni e i traumi che spingono il padre a quel tipo di vita. Inizia "in media re" , in mezzo alla natura.  Ottima anche la scelta di non indulgere in riflessioni di tipo morale sul fatto che il padre trascini la figlia nel suo dolore/ incapacità (in questo senso c'è grande differenza con "Captain Fantastic"). C'è semplice descrizione, pochi dialoghi e nessun giudizio ideologico. Il padre è un uomo che vuole perdersi (si è già perso) similmente al protagonista di "Into the wild".

È anche , forse soprattutto, un film sul coming of age della ragazzina, nettamente atipico. Alcune scene , come quella delle api, e il poetico, duro, finale sono un inno all'indipendenza , all'evoluzione di una personalità forte e matura. Anche grazie agli insegnamenti dell'amato padre e ad incontri con persone "simili" ed empatiche.

Colonna sonora folk nostalgica e molto pertinente (prestare attenzione ai testi delle canzoni).

Film da non perdere, consigliatissimo!

5 ottobre 2018

Madame

Madame, 2017, con Harvey Keitel, Tony Collette, Rossy de Palma



Commedia leggera con retrogusto amarognolo. Lontana dall'impegno satirico e dallo stile di un The Party, credo vada presa per quello che è , senza troppe aspettative : non graffia ma intrattiene con buon gusto.
Ad una cena con convitati d'alto profilo sociale accade l'imprevisto : 13 posti a tavola. Porta male. Si rimedia facendo accomodare la cameriera , ovviamente sotto mentite (misteriose) spoglie.
Keitel e la Collette vengono messi in ombra dall'attrice-musa di Almodovar , Rossy de Palma , che riempie lo schermo e coinvolge con il suo physique-du-rôle da brutta ma affascinante e una parte molto adatta a lei, interpretata con perizia.

La Sthers , regista e co-sceneggatrice, ci regala fotografìa e riprese un pò patinate ma curate sia di interni che di esterni. La sceneggiatura è un pò moscia, tuttavia il film scorre senza grosse pecche .
Da vedere anche solo per Rossy de Palma.
Voto : 7