28 giugno 2018

Civiltà perduta

Civiltà perduta ,  2016, di James Gray (home video su Sky)



Avventura d'esplorazione in Amazzonia all'inizio del 1900.

Sviluppo narrativo poco uniforme con incongruenze logiche e salti temporali non sempre giustificabili e gradevoli.  Buon impatto visivo, forse più apprezzabile sul grande schermo.

Mi è riuscito difficile il coinvolgimento emotivo , nonostante l'impegno del regista con la fotografia dalle diverse tonalità cromatiche a seconda dell'ambiente.

Non ho trovato nulla di rilevante nella recitazione di Hunnam e dell'irriconoscibile quanto scialbo Pattison. Molto gradevole Sienna Miller, invece.

È un dramma classico tardo-vittoriano/edoardiano con esplorazione (3 spedizioni) sotto l'egida della solita Royal Geographic Society, ma anche un po' della Rockfeller Foundation (come dimenticare gli americani ?).

Certo non è ispirato al magico Joseph Conrad (come Apocalypse Now) , forse ricorda più Kipling , nell'accezione più convenzionale e conservatrice.

Tutto sommato noiosetto, il film si lascia vedere quanto facilmente si fa presto dimenticare.
Voto: 6,5

18 giugno 2018

The cured

The cured , di David Freyne, v.o., 2017, (Irlanda) , presentato al Torino Film Festival 2017, sez. After Hour



Un'idea molto intrigante, uno zombie-movie innovativo ed atipico.
Per la prima volta nel cinema horror la zombite ha trovato una cura e i "curati" son tornati normali. Quasi tutti, e questo è un problema. I normali non perdonano i "curati" e questo è un altro problema.

Certamente l'esordiente regista e sceneggiatore David Freyne ha studiato attentamente 28 giorni dopo ma non ha ancora il talento di Danny Boyle.
Personalmente l'ho apprezzato molto pur non essendo appassionata del genere. Più che un horror è un film che usa uno stereotipo di genere (gli zombie) per raccontare (anche) molto altro. In questo senso mi è piaciuto quanto Raw , She walks alone at night , A quiet place , pellicole di gran classe.
Il film è molto forte nell'atmosfera creata, più debole invece nell'intreccio della trama e nella caratterizzazione dei personaggi. Il low budget si nota , benché effetti e scene gore siano tutto sommato azzeccati . E' un film indie co-prodotto da Ellen Page , qui anche attrice, che dimostra coraggio e buon gusto nell'investire in un prodotto di nicchia , destinato al circuito del cinema d'essai.

É ambizioso nel tentativo di conciliare horror e metafora politico-sociale nonché psicologica.

La metafora politica (I.R.A Troubles) è appena dietro l'angolo , facile da intuire.
Quella psico-sociale si presta all'interpretazione dello spettatore  : - emarginazione  e violenza  verso il "diverso" - paura del portatore sano (e non infettivo) del virus visto cmq. come "colpevole infettato"  - emarginati sociali che diventano pericolosi terroristi - devastante conflitto della mente ancora razionale imprigionata/schiavizzata da un'incontrollabile impulso  bestiale e violento - deontologia medica vs. soluzioni politiche - dinamiche del "branco" e pericoli del pensiero collettivo a senso unico - ….e molto altro se vi pare.

Ecco, tanta roba : rischia di perdersi nel vago.

Ci sono momenti e scene perfette (l'incipit indimenticabile , gli incubi/ricordi agghiaccianti) ma anche cali di tensione che potrebbero annoiare il pubblico mainstream in cerca di mero brivido horror.

È un film non perfetto ma che merita la visione perché l'idea di base è davvero, davvero originale. Come esordio alla regia si fa certamente notare.