30 settembre 2019

Ad Astra

Ad Astra, di James Gray, 2019



Sono reduce dalla visione di "Ad Astra" che non mi ha aggiustato la domenica già di per sè tristanzuola. 
Solitudine e tristezza siderali non rallegrano lo spirito dello spettatore. Il dramma intimistico, e non, latitano.

Si può vedere ma senza troppe aspettative. Plot e sceneggiatura oscillano fra il vago e il vacuo rischiando a tratti la confusione. Monologhi interiori e primi piani in eccesso. Meno era meglio.



Il regista Gray ha pomposamente citato Joseph Conrad : cosa non si direbbe per promuovere un film ! Eresìa. Nulla di "Conradiano" in questa pellicola.
Pitt non è ben diretto e risulta professionale ma non incisivo. Tommy Lee Jones e Sutherland ancora meno interessanti.





Una volta tanto invece sono stata molto coinvolta da un aspetto tecnico : le scenografie. Hanno scelto una consulenza Nasa per la costruzione ed hanno speso bene i soldi. Anche senza consulenza Nasa avrebbero funzionato cmq. Lo sfondo,specie gli interni, vale quasi più della storia. Affascinante e significativo.

Per il resto "Ad Astra" è uno sci-fi sotto-genere "umanistico" che va bene ma non brilla e verrà dimenticato presto.

29 settembre 2019

Cold War

Cold war, di Pawel Pawlikowski, 2018.


Con notevole ritardo arrivo a vedere il film polacco che incantò la critica europea (e non solo). Ma non sono pentita, anzi. Perchè non mi è piaciuto per nulla.

Troppo poco sotto-titolate le canzoni popolari tradizionali per dare un qualsiasi contributo alla sceneggiatura già di per sè fin troppo propensa al sentimentalismo dell' "amore contrastato dalla guerra fredda". 
Che poi a ben vedere non sono certo il "muro" storico-politico nè sostanziali differenze ideologiche fra i due innamorati a dividerli per tutti quegli anni. 



Zula non passa la frontiera con Wiktor a Berlino Est alla prima occasione per comprensibili, dichiarati e semplici motivi : lei sa solo cantare e ballare in spettacoli politicamente ed ideologicamente orientati.  Che potrebbe mai fare in quel mondo al di là della cortina ?  

Ed ha ragione. Anni più tardi approderà (legalmente) in quel mondo bohemienne di jazz, musica da film, intellettuali chic adatto a Wiktor : e ci proverà per amor di Wiktor ad usare la sua bella voce nel modo che piace agli altri. Ma lei non capisce le metafore nè apprezza la "traduzione" furbesca della canzone russa (neanche polacca) che conquistò Wiktor ai tempi della nascita del gruppo Mazurek. O forse era più il bel faccino della giovanissima Zula ad averlo incantato? 

Propendo per la seconda ipotesi: così la pensa la collega etno-musicologa alle selezioni e in fondo lo sa anche Zula . 
Affoga infatti subito, a Parigi, nonostante il disco inciso come vuole Wiktor, nonostante la voglia giovanile di ballare il rock. E torna in Polonia a marcire ,nel tempo, in altro squallore.  Tragico ed irrisolto personaggio femminile. 


C'è tanto sentimentalismo quanto poco sentimento. Si vorrebbe dipingere un personaggio femminile "tosto" ma ne esce il contrario. Zula è vittima e vittimista. Wiktor ama sè stesso sopra ogni cosa. 
Le ultime scene e il melodrammatico epilogo danno il colpo di grazia (melò indigesto) ad una sceneggiatura già di per sè "pallosetta" ed  artificiosa.



Fastidiosa ,secondo la mia personale sensibilità e percezione di dignità femminile. 
La bella fotografia in b/n e il formato "Academy ratio" 1,37:1 non mi hanno emozionata più di tanto in questo contesto.
La tanto lodata colonna sonora è gradevole ma niente di speciale al mio orecchio.

Agli Oscar 2019 era in concorso fra i 5 "stranieri" accanto allo stratosferico "Roma" di Cuarón. Che metteva in scena personaggi femminili davvero ben ritratti , davvero "forti" , dignitosi e coinvolgenti. Anche quel film era in b/n, ma che differenza !  Riprese magistrali. Non c'è paragone. "Roma" vola dieci spanne sopra a questo "Cold War".

Che alla fin fine con la guerra fredda  ha davvero poco a che fare e tutto sommato a me è sembrato piuttosto inutile. Con buona pace per Cannes 2018 (Prix de la mise en scéne).

21 settembre 2019

Red Joan

Red Joan, di Trevor Nunn, 2018.



"La purezza della scienza è il mio ideale. La conoscenza condivisa rende tutti uguali. È il solo modo per evitare un'altra guerra nucleare" 





Joan Stanley , inglese , brillante neo-laureata in fisica ,collabora attivamente con i servizi segreti britannici per la corsa allo sviluppo della bomba nucleare in periodo bellico e nei successivi anni . Ormai anziana ultra-80enne ,viene arrestata ed indagata per alto tradimento : è stata una spia del KGB.

Storia ispirata alla vera Melita Norwood , arrestata ad 87 anni con l'accusa di aver fornito documenti fondamentali delle ricerche britanniche sulla bomba atomica all'Unione Sovietica negli anni '40. Si dichiarò colpevole.

Da vedere.

18 settembre 2019

Maria Regina di Scozia

Maria Regina di Scozia,di Josie Rourke , 2018. Con Soirse Ronan e Margot Robbie.



Va bene la fiction ma un pò di storia per piacere!

Deludente. Al film storico che infiocchetta e romanticizza la storia stiracchiandola un pò come conviene ci siamo abituati. In fondo ci piace se ci presentano al meglio un personaggio storico cui affezionarsi chiudendo gli occhi su noiosi dettagli che potrebbero rendercelo meno eroico , meno simpatico .
Qui però si passa il limite tanto che Mary of Scotland sembra Elisabetta I ed Elisabetta sembra ...beh sembra Harley Quinn invecchiata e lobotomizzata dal 30mo elettroshock.

Un minimo di fatti storici dovrebbe emergere ma qui siamo al revisionismo storico senza peraltro alcuno scopo se non un pasticciato pseudo-femminismo che vorrebbe mettere a confronto due donne di potere pronte a far di meglio non fosse che il mondo era dominato da maschi.




Bubbole! Le due regine furono storicamente agli antipodi .

Elisabetta I, prima donna al potere assoluto senza consorte (dolorosa e rischiosa scelta) fu icona di proto-femminismo ma soprattutto donna coltissima e statista d'eccezione che riuscí , durante il suo lungo regno, a mantenere la sua patria anglicana, a far dimenticare il regno di Mary la Sanguinaria, a proiettare quell'isola sempre reclamata da Spagna e Francia come protettorato verso un futuro di potenza coloniale temibile .
Fu degna erede della politica di suo padre Enrico VIII, con un quid di equilibrio in più: sapersi scegliere i consiglieri,  prendere decisioni azzardate quando era il caso, essere cinicamente machiavellica e paziente quando serviva. Mary of Scotland fu una delle potenziali "grane"esplosive che Elisabetta dovette affrontare. Il regicidio era impensabile all'epoca , l'avrebbe danneggiata oltre misura. Pazientò, intrallazzò abilmente e a lungo, infine fece decapitare Mary quando quest'ultima non godeva più di un briciolo di popolarità nè in Inghilterra nè in Scozia.
Quella regina-tentenna mascherata da perdente con ansie da femminuccia piagnucolosa causa perduta bellezza /giovinezza che ci propina il film è un ritratto indegno.




Mary of Scotland, nata con destino già segnato da altri , quello di 5a colonna della Controriforma francese e papista , visse per performare la particina che la storia le aveva assegnato : sposarsi (con nobile filo-cattolico possibilmente ) e generare un figlio maschio che potesse strappare Inghilterra e Scozia alla Riforma e riportarle nel servile angoletto di sudditanza franco-spagnola.
Alla povera Mary andò tutto malissimo, complice soprattutto la mancanza di cultura politica e preparazione al comando (fu istruita per essere moglie e madre). Commise errori madornali fin dallo sbarco su suolo scozzese.


Mary of Scotland

Riuscì ad inimicarsi anche la fazione dei Lords filo-cattolici o cmq scozzesi indipendentisti. Rese la vita facile a tutti gli oppositori , ottimo bersaglio per predicatori Riformisti estremisti (quel lugubre John Knox che si intravede nel film ad es. che la additava come simbolo di lussuria) , non capì mai nulla della politica ambigua del fratellastro e di altri Lords scozzesi indipendentisti che le sarebbero potuti tornare utili.
Tante cose fu Mary of Scotland (conosceva 5 lingue ,esperta di letteratura e musica e ricamatrice raffinata) ma non donna di carattere , non adatta al potere, men che mai di contro a quell'avversaria di razza più unica che rara di Elisabetta I.
Un personaggio storico tragico , la prima reale "incoronata per diritto divino" a perdere la testa sotto la scure del boia.
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Il film è una bellezza per costumi e trucco, scenografie, location incantevoli, fotografia attenta ai colori (blu come gli occhi della Ronan ovunque). Rosso martire davanti al boia, velo enorme bianco sotto la scure.
Soirse Ronan è bella e brava come non mai , tanto che si sarebbe meritata un film su Elisabetta I da giovane. Con quel fisico minuto, i capelli rossi e la pellle chiara, gli occhi azzurri ,il mento delicamente allungato : il physique dû role perfetto per una giovane , spaventata ma tosta Elisabetta I.





14 settembre 2019

Chez nous (A casa nostra)

Chez nous (a casa nostra) , di Lucas Belvaux, 2017
(Fra/Bel).


Film francese schiettamente politico ed anti-Lepenista . Uscito nel febbraio 2017 suscitò le ire del Front National già dal trailer. 
Grosso flop al botteghino, ha un indubbio taglio propagandistico.
Volendolo affrontare senza precipitosi coinvolgimenti ideologici è una pellicola meritevole per sceneggiatura e prove attoriali. 
La prospettiva realistica ed attuale riesce ad indurre lo spettatore a riflettere anche al di là degli intenti del film.