28 luglio 2019

Paterson

Paterson , di Jim Jarmusch, 2016



La poesia minimalista della quotidianità 

È un gran sollievo per me ritrovare Jarmusch nel 2016 (l'avevo mancato) dopo lo shock sconfortante di "The Dead don't die" nel 2018 (secondo me, ovviamente).

Adam Driver è un autista di bus di nome Paterson che vive nella città di Paterson, New Jersey,dove sono (incredibilmente) passati/accaduti un buon numero di personaggi e fatti più o meno importanti (secondo Jarmusch ovviamente ) .
Paterson è un abitudinario ma anche un poeta che appunta sul suo taccuino versi senza rima riportati, nella versione italiana, in elegante sovraimpressione inglese per esplicita volontà del regista (in gran parte appartengono al poeta Ron Padgett).
Ha un'amata moglie "artista" del bricolage casalingo tendente al bianco e nero, un cestino del pranzo con dentro tutto meno che il pranzo e un ringhiosissimo, distruttivo cane Marvin.




Sono due ore circa di citazioni , straniante/affascinante poesia contemporanea , incontri e dialoghi estemporanei, riflessioni esistenziali . Non succede assolutamente nulla in questo film minimalista che non annoia mai, ricco di tutto e dedicato alla poesia della quotidianità . 




È Jarmusch alla maniera sua , inconfondibile, intellettuale dai dettagli colti, raffinato, un pò snob. Irrinunciabile. Ispirato ed in forma per uno dei suoi migliori film (secondo me, ovviamente).


Love Poem

We have plenty of matches in our house
We keep them on hand always
Currently our favourite brand
Is Ohio Blue Tip
Though we used to prefer Diamond Brand
That was before we discovered
Ohio Blue Tip matches
They are excellently packaged
Sturdy little boxes
With dark and light blue and white labels
With words lettered
In the shape of a megaphone
As if to say even louder to the world
Here is the most beautiful match in the world
It’s one-and-a-half-inch soft pine stem
Capped by a grainy dark purple head
So sober and furious and stubbornly ready
To burst into flame
Lighting, perhaps the cigarette of the woman you love
For the first time
And it was never really the same after that

All this will we give you
That is what you gave me
I become the cigarette and you the match
Or I the match and you the cigarette
Blazing with kisses that smoulder towards heaven



Another One

When you’re a child you learn there are three dimensions
Height, width and depth
Like a shoebox
Then later you hear there’s a fourth dimension
Time
Hmm
Then some say there can be five, six, seven…

I knock off work
Have a beer at the bar
I look down at the glass and feel glad


Poem

I’m in the house
It’s nice out
Warm
Sun on cold snow
First day of spring
Or last day of winter

My legs run up the stairs
And out the door
My top half here writing

The Run

I go through
trillions of molecules
that move aside
to make way for me
while on both sides
trillions more
stay where they are.
The windshield wiper blade
starts to squeak.
The rain has stopped.
I stop.
On the corner
a boy
in a yellow raincoat
holding his mother’s hand


Two words: water falls (di Jim Jarmusch)

Water falls from the bright air
It falls like hair
Falling across a young girl’s shoulders
Water falls
Making pools in the asfalt
Dirty mirrors with clouds and buildings inside
It falls on the roof of my house
Falls on my mother and on my hair
Most people call it rain

Harem Suare

Harem Suare, di Ferzan Özpetek, 1999. Presentato sez. "Un certain regard", 52mo Cannes Festival.



Recupero estemporaneo di un film di Özpetek che non avevo visto. 
Girato subito dopo l'ottimo esordio di "Hamam" , mi aspettavo qualcosa di perlomeno interessante.
Melodrammone che non strappa lacrime e non arriva dove vorrebbe : al cuore o alla "pancia" dello spettatore. 
Cornice narrativa doppia (o tripla) macchinosa e forzata , a tratti confusa.


Colonna sonora molto ambiziosa in dissonanza con la mancanza di pathos nella narrazione.
La complicità e la sensualità che nascono fra l'eunuco Nadir e l'ultima favorita Safiyé funzionano poco e ricordano più che altro un film di Tinto Brass. 



Eppure ho avuto la sensazione che Özpetek si sentisse un pò Pasolini , obiettivo chiaramente mancato.


Bella ma enfatica la Bosè , anziana favorita dagli occhi bistrati con la sua storia alla stazione. Terribile,  più del solito, la Golino che non controlla  un attimo la sua vociaccia. 
Ambientazione storica troppo sullo sfondo , poco approfondita. Scenografie  stereotipate . Volti nell'harem ben poco credibili per l'epoca : fanno eccezione la brava Serra Yılmaz  ,e gli eunuchi Nadir e Midhat. 
No, questo recupero non mi è piaciuto per nulla. Dopo "Hamam" mi sembra uno "scivolone" da parte del regista. 

13 luglio 2019

Beautiful Boy

Beautiful Boy , di Felix Van Groeningen , 2018. 
R.T.=69% critica 79%audience. Imdb= 7,3/10




L'andirivieni temporale continuo sul quale il film è costruito non confonde nè depista ma anzi crea un'impalcatura solidissima : il montaggio è il maggior pregio artistico. 
Chalamet offre una prova attoriale convincente e matura, sicuramente perchè meglio diretto che in "Chiamami con il tuo nome".
Steve Carell è decisamente in parte, anche se ,personalmente, ho apprezzato più Chalamet : molto controllato, tiene rigorosamente in equilibrio il film senza debordare un attimo.
Plauso alla regìa , ovviamente.






Il confronto con "Ben is Back" viene spontaneo. Due storie di tossicodipendenza giovanile girate nello stesso anno, incentrate sul dolente rapporto genitore-figlio.
La principale differenza sta nell'approccio : la "discesa negli inferi" di "Ben is Back" è compressa in 24 ore ed è proprio la linearità diacronica della narrazione in un arco temporale ristretto che crea la tensione drammatica.
In "Beautiful Boy" la narrazione si attorciglia , senza però confondere, attorno ai due interpreti principali  (padre e figlio) perni centrali che sostengono una serrata girandola di flashback e flashforward . La tensione drammatica è ugualmente ben costruita e veicolata. Personalmente ho preferito l'espediente narrativo di "Beautiful Boy" : niente di nuovo ma confezionato con notevole arte.




Sul piano meramente emotivo la domanda che inevitabilmente si pone lo spettatore  ("perchè"?) ha probabilmente una qualche risposta in "Ben is Back" ,sicuramente non esaustiva. Mentre "Beautiful Boy" è assai più crudo e duro nel suo negare ogni comprensibile "causa" limitandosi a dipingere lo sfacelo.
Sono due ottimi film sulla tossicodipendenza che sta tornando a distruggere giovani vite e quelle delle loro famiglie in USA. Molto meno attuale (per fortuna) in Italia dove ossicodone e crystal meth non sono così diffusi. 

10 luglio 2019

Boy erased

Boy erased, di Joel Edgerton ,2018




Russel Crowe e la Kidman riescono a lasciare il giusto spazio a Lucas Hedges (protagonista anche di "Ben is Back") , giovane attore emergente da tenere d'occhio. 







Per i fan c'è anche Xavier Dolan in un ruolo minore.



Da vedere perché è abbastanza inquietante che la "terapia di conversione" dall'omosessualità sia ancora permessa su minori in un buon numero di Stati USA. 





8 luglio 2019

Ben is back

Ben is back, scritto/diretto da Peter Hedges, 2018.
Imdb= 6,7 ; R.T.= 82%critica, 69% audience 



Ritorno in grande stile di Julia Roberts in un dramma sulla tossicodipendenza. Buona interpretazione di Hedges, figlio del regista. Convince senza scadere troppo nel melodramma. La Roberts sempre brava. A voler essere un pò pignoli si potrebbe obiettare che il personaggio della madre sopravanzi quello del figlio "rubandogli" spesso la scena e l'attenzione del pubblico. 
Non credo che sia voluto. Semplicemente , il pur bravo Lucas Hedges deve vedersela con un'icona del cinema e una beniamina del pubblico inossidabile e magnetica.



Lucas Hedges, da vedere anche in Boy erased, è un giovane talento da tenere d'occhio.
Utile anche la visione di Beautiful boy (altro film del 2018 sulla tossicodipendenza ) con Carell e Chalamet per un confronto.