30 aprile 2018

The Eagle Huntress

The eagle huntress, 2016, documentario narrato. (Mng/usa/gbr). Su Sky Cinema.



L'emozionante storia (vera) della prima addestratrice e cacciatrice con l'aquila in una millenaria tradizione dei nomadi della Mongolìa, finora tutta al maschile.

Paesaggi montani della Mongolia spettacolari , sterminati e tremendamente freddi. Aisholpan inizia a 13 anni sotto la guida dell'esperto padre , nonostante le perplessità e le incomprensioni iniziali della comunità .

Un'addestratore deve catturare personalmente il suo cucciolo di aquila nel nido , nutrirlo ed addestrarlo alla propria voce sempre in prima persona affinchè si crei un legame stretto ed unico fra animale ed umano. Potrà cacciare con l'aquila per 7 anni dopodichè libererà l'animale affinchè compia il suo ciclo di vita e si riproduca secondo natura.

E' necessario saper cavalcare alla perfezione su terreni impervi (dirupi, neve, ghiaccio) reggendo ca 7 kg del peso dell'aquila sul braccio , impellicciati sotto strati pesanti di abiti  adatti alle temperature sempre sotto zero.

La traduzione italiana del titolo (la principessa e l' aquila) è davvero inadeguata. Il contesto in cui nasce e vive la ragazza è fra i più poveri e lei non è certamente nè bella nè attrice. Con le sue guance rosso fuoco e la pelle cotta dall' esposizione permanente al clima impossibile delle alte quote (fattori tipici della sua gente) Aisholpan è vera, non recita perchè non saprebbe farlo e perchè è un documentario narrato, non proprio un film. La fotografìa è ottima e i paesaggi, i costumi tradizionali,  meritano da soli la visione.

È anche una bellissima testimonianza di quel che possono fare le donne in ogni parte del mondo , cose finora a loro precluse o che semplicemente non si credeva  fossero adatte a fare.

Visione super-consigliata.

28 aprile 2018

Wind River

Wind River di Taylor Sheridan, 2017




Già sceneggiatore di Sicario e dello splendido Hell or high water , Sheridan qui è anche regista e se la cava più che bene.


Trama "crime" fra le nevi e il gelo di una riserva nativo-americana nel Wyoming.


Sheridan scrive e gira con coerenza un altro thriller/western con risvolti sociali e zero sconti trendy-buonisti.


C'è violenza , ci sono armi , c'è lo sfacelo socio-economico ma anche umano di una riserva dove convivono nativi (o quel che ne rimane) e non nativi in mezzo ad una natura impietosa che congela anche d'estate.


Una giustizia non ineccepibile , da far west o solo disperata come in Hell or high water .
La partecipazione al Sundance e il premio a Cannes sono giustificati : non è il solito "crime" .
In chiusura il film ricorda il numero mai ben calcolato di donne native-americane morte o scomparse nelle riserve e delle risorse inadeguate della polizia locale.
È un film che non chiede al pubblico di essere necessariamente d'accordo ma ritiene necessario di essere capito.
Dialogo fra il cacciatore e il padre della ragazza morta :
-Che cos'è quella pittura sul viso?
-È la mia faccia funebre
-Come lo sai che si fa così?
-Non lo so, non c'è rimasto più nessuno per insegnarmelo

21 aprile 2018

Molly's game

Molly's game , di Aaron Sorkin, 2017




Molly's game è un film pedante e noioso.


Voce narrante invadente , continua e  didascalica, dialoghi troppo "limati" con pignoleria per essere credibili o godibili  , infiniti dettagli sul gioco del poker da far venir un colpo di sonno anche all'appassionato .

Sorkin è tutto focalizzato sulla Chastain sulle cui spalle grava il peso dell'intero film. Ma senza una sceneggiatura coinvolgente non si va da nessuna parte. Le riprese si concentrano un pò troppo sul volto , il décolleté,  il fisico dell'attrice, manco fosse un B movie sulle belle forme di un'attriccetta qualunque : un torto verso le capacità della Chastain.

Il montaggio non mi è piaciuto, fra accelerazioni improvvise e lentezze inutili il risultato mi è sembrato poco equilibrato.

Costner irrilevante in un personaggio ridicolo.

La storia della ex-sciatrice , poi biscazziera Molly Bloom non mi ha appassionata manco un pò. Peccato, poteva essere intrigante..... ma in tutt'altro film.

18 aprile 2018

A quiet place

A quiet place , 2018, di John Krasinski . Vincitore  Critics' choice awards 2019 come miglior horror-sci/fi . Nomination Critics' choice awards 2019 per M. Simmonds quale miglior giovane attrice. Nomination Golden Globe 2019 per miglior colonna sonora.

Un film che si fa notare ed eccelle senza far rumore.


Horror distopico che travalica il genere e vola alto verso il cinema autoriale , riuscendo a coniugare qualità, originalità e sicuro coinvolgimento emotivo dello spettatore. Scusate se è poco, di questi tempi.
Krasinski si fa notare per l'ottimo lavoro come regista, sceneggiatore e attore. Emily Blunt al solito brava. Interessante interpretazione della giovanissima Millicent Simmonds (la figlia maggiore).

"Silenzio altrimenti muori" , è ingrediente consueto di molti film dello spavento, spesso in scene propedeutiche ai jump scare più abusati.
Ma qui il silenzio più assoluto , raramente interrotto, è invece protagonista totale e totalizzante . Intorno al silenzio gira tutta la vicenda , i gesti dei protagonisti , le emozioni e la loro stessa umanità ingabbiata e compressa fino allo stremo. Istinto di sopravvivenza ,paura e disperazione, amore e tenacia di una famiglia che resiste e lotta insieme.

La trama lineare , di facile approccio anche per lo spettatore meno propenso al cinema "autorial-cervellotico" , coniugata alla capacità di intrattenere ed emozionare senza annoiare fa di questa pellicola un buon prodotto commerciale.

L'approccio decisamente originale , con quel silenzio che vale mille dialoghi , fatto di regìa intelligente , montaggio eccellente , sonoro scarno ed efficacissimo fa di questa pellicola un prodotto appetibile anche al pubblico più esigente.

Assieme ad Annihilation e The cured è per il momento il film di "genere" (se poi questo termine ha senso, visto che tutti e tre varcano il confine e stanno in piedi da soli senza bisogno di etichetta alcuna) che ho più gradito quest'anno.
Da vedere assolutamente.

2 aprile 2018

I,Tonya

I,Tonya. 2017 .Golden globe per Allison Janney non protagonista e nomination Oscar Margot Robbie protagonista.


Film molto trash sulla pattinatrice trashy Tonya Harding, ai tempi al centro di uno scandalo memorabile in ambito sportivo. Ci prova ma non ha abbastanza humor noir per essere una black comedy riuscita. Il materiale documentaristico si riduce a un paio di interviste con la vera Tonya e il suo ex-marito. Molto spezzettate e sparse in un film prevalentemente di fiction che non è un biopic sportivo.



Con tutta la buona volontà non si riesce ad empatizzare con la protagonista né a detestarla né a provare vero interesse per lei benchè Margot Robbie ci metta impegno. Tutti gli altri sono esageratamente cattivi o idioti (spesso entrambe le cose) o insulsi per risultare interessanti o credibili.
Un film che funziona poco perchè non trova un sua dimensione. Dimenticabile.



La nomination all'Oscar per l'attrice protagonista non mi convince.
Il golden globe per Allison Janney come attrice non protagonista mi è parso eccessivo. Caratterista o macchiettistica sarebbe una definizione più corretta, secondo me.