29 settembre 2018

The Party

The Party , di Sally Potter , 2017
con Kristin Scott Thomas, Patricia Clarkson, Timothy Spall, Bruno Ganz, Cherry Jones, Emily Mortimer, Cillian Murphy.



Janet è stata eletta ministro della Sanità. Un piccolo gruppo di amici e sostenitori di lunga data  si riunisce a casa sua e del marito Bill per festeggiare il successo politico.
Middle class intellettuale , politicamente impegnata , con tante nevrosi e un bel pò di segreti e bugie che inevitabilmente esplodono nello spazio ristretto tutto interni.  Molto teatrale, elegantemente in bianco e nero il film è tutto giocato sulla sceneggiatura e i dialoghi scritti dalla regista Sally Potter.

Tragicommedia british dallo humor acidulo e nero con un pizzico di farsa , specie nel finale. Pungente, ben diretto con un cast stellare.
Tuttavia Sally Potter non è Woody Allen , la satira è imperfetta e non abbastanza sferzante, i dialoghi sono buoni ma non memorabili. E si sorride molto di meno.

La durata (71 min.) è ottimale , tutti gli attori bravi, specie la Scott Thomas (Janet). Ho apprezzato Patricia Clarkson , che fa sempre piacere rivedere. Personalmente ho trovato Timothy Spall (Bill) troppo mono-espressione : è un attore di classe che forse la regista non ha speso al meglio.

Complessivamente è un buon film , dalla sceneggiatura interessante, taglio classico , molto stile, recitazione di buon livello.  Da non perdere.







Il prigioniero coreano

Net (Il prigioniero coreano) di Kim Ki-Duk , 2016



Ho deciso di vedere la penultima pellicola di Kim Ki-Duk nonostante la diffidenza e la perplessità che nutro nei confronti del regista/sceneggiatore sud coreano  molto amato da Venezia e dalla critica europea , meno apprezzato negli Usa e ancor meno in patria .

La poesìa surreale, l'originalità e l'eleganza formale di Ferro 3 mi avevano colpita molto positivamente.
Pietà mi era sembrato invece più furbo che artistico , "confezionato" per  pubblico e relativa critica da cinema d'élite europeo e snobbino , molto incline a sommare capre e cavoli , del tipo : strano/disturbante + canoni extra-occidentali= cinema autoriale "cool&trendy".
Moebius infine mi aveva convinta ad evitare definitivamente Kim Ki-duk per fastidiosa sensazione di fuffa pseudo-autoriale neanche furba e senz'altro per nulla artistica.

Net è stato distribuito in Italia in aprile 2018 , benché presentato a Venezia nel 2016. Un ritardo che trovo abbastanza giustificato perché non è una gran pellicola.
Il melodramma o meglio il "melò" appiccicoso minaccia di rovinare tutto ad ogni piè sospinto. Per fortuna l'attore protagonista è bravo e sa reggere l'intero film sulle sue spalle. L'impegno politico-ideologico da parte del regista mi è parso sincero anche se piuttosto stereotipato : nord e sud corea son "bacchettati" e criticati in egual misura. Entrambi i paesi intrappolano e strangolano il malcapitato pescatore nella "rete" di paranoici sospetti spionistici , entrambi violano i diritti umani. Una delirante dittatura da una parte e dall'altra  un'ipocrita nazione capitalista dove sei libero se hai soldi sennò stai male quanto e peggio che al nord. Ok, è così , lo sapevamo già Mr. Kim.
Solo che questo film è già inattuale e poco interessante . Colpa forse della distribuzione nel 2018 , vabbè. C'è che la realtà sta superando la fiction di Net :  è in corso una formidabile partita di ping pong a 4 da quelle parti.
Il divino Kim Jong-un è armato non più solo di testate nucleari ma di inedite strette di mano con sorella colta al fianco. Occhiutissimi potentati cinesi si incontrano con alti papaveri sud-coreani e con il divino leader il lunedì sì e il martedì anche. Mercoledì c'è anche Trump. Tutti pericolosamente insieme. Speriamo in bene.

Speriamo che , magari fra un paio d'anni, la cinematografìa coreana (sud o forse addirittura nord) ci regali un film davvero sorprendente.
Questo Net si lascia vedere ma non incanta.

8 settembre 2018

The Happy Prince

The Happy Prince, 2018 , presentato al Sundance 2018 e alla Berlinale 2018


Sto morendo al di sopra dei miei mezzi

Scritto e diretto da Rupert Everett con grande perizia e immenso amore per la figura dell'artista Oscar Wilde qui ritratto negli ultimi 3 anni della sua vita (1897-1900).  Esordio alla regia di gran classe

Uscito dal carcere piegato nel corpo e nello spirito, Wilde pubblicò il De Profundis e The Ballad of Reading Gaol , in realtà scritti negli anni di detenzione. Non produsse più nulla nei tre anni precedenti alla sua morte, spesi fra Francia ed Italia fra eccessi, debiti, malattìa e decadenza . Sempre accompagnato dai fedeli amici Ross e Reggie. Con un'effimera ed umiliante parentesi di ri-avvicinamento all'amato Bosie.

Everett non ci risparmia scene di crudo ed onesto realismo coniugate a lirismo raffinato nel tratteggiare un Wilde impoverito, ammalato, impopolare , ormai improduttivo ma pur sempre eccessivo e "magnificamente" decadente.

Fotografìa impeccabile, regìa ispirata, sceneggiatura buona. Bei costumi, forse qualche ingenuità nel montaggio dei flashback e flashforward. Qualche stereotipo nell'ambientazione partenopea. Ma Everett è al suo esordio come regista, sono pecche perdonabili.
Pertinente e ben mantenuto il parallelismo fra il triennio di declino del grande Wilde e la sua favola The Happy Prince.

Recitazione preziosa di Everett ma anche di Colin Firth (Reggie Turner), Edwin Thomas (Robert Ross, la  rondine sulla spalla  di Wilde fino alla morte), Colin Morgan ( l'amatissimo "Bosie" Douglas , qui immeritevole più che mai) e non ultima Emily Watson (Constance, forse più tollerante nel film che nella realtà storica).

È un ritratto bellissimo, evocativo e a tratti paradigmatico e metaforico. Si sente la profonda empatìa e la notevole conoscenza da parte del regista rispetto allo scrittore.
Un omaggio poetico, a tratti impietoso, assolutamente decadente :  sarebbe piaciuto a Oscar Wilde.

Il più bel ritratto cinematografico di Wilde che io abbia mai visto.

7 settembre 2018

Tully

Tully , 2018.  Si sente odor di nomination




Sceneggiatura di Diablo Cody e regia di Jason ReitmanCharlize Theron interprete e produttrice.
Amaro, vero, coraggioso , commovente. Con un twist finale capace di far piangere o far arrabbiare.
Dedicato alle neo-mamme ma con un forte messaggio rivolto soprattutto a coloro che vivono attorno a loro dando troppe cose per scontate e dovute.

Charlize con 20 kg in più rispetto all' atomica bionda dell'anno scorso  dimostra ancora una volta di essere un'attrice di grande talento e spessore.
Questa donna sa passare dall'action sbanca-botteghino a film impegnati e poco mainstream. Con il primo Oscar dimostrò di essere mostruosamente brava  e qui mi pare proprio ci riprovi  Personalmente ho apprezzato la sua scelta come produttrice , non casuale e per nulla banale. Una nomination come protagonista per me ci starebbe a pennello.

Diablo Cody e Jason Reitman sembrano voler completare un'ideale trilogia al femminile iniziata con Juno e con Young Adult.  La Cody non si smentisce e scrive un' ottima sceneggiatura che potrebbe ben ottenere una nomination.

La storia? La conosciamo già, è quella di Mary Poppins. O quasi. ------------------------------------------------ P.S. Genn 2019 . E la nomination c'è stata ai Golden Globes. Niente statuetta , andata alla protagonista di The Favourite. Un furto. Punto. Sob! 😟
P.P.S. Nessuna nomination per Tully agli Oscar. Doppio sob !