20 febbraio 2018

Una donna fantastica

Una donna fantastica  2017, candidato Oscar miglior film straniero.

"Quando ti guardo io non so cosa vedo…….. una chimera"




Affermare pubblicamente il proprio diritto al lutto (rivendicando così la propria esistenza ed identità) o nascondersi come preferirebbero tutti gli altri , chi con intollerante violenza chi con un "mi dispiace ma è meglio così"?

Alla morte improvvisa dell'amato compagno Orlando la scelta di Marina (Daniela Vega , trans al cinema e nella vita) è quella dell'affermazione ad alta voce di contro e nonostante tutte le difficoltà, ipocrisie ed ostracismo che incontra. Specie nei confronti della famiglia di Orlando .

E tanto basterebbe per farci un film di per sé in linea con istanze sociali attuali, discusse e anche controverse. Tanto basterebbe per far indignare noi pubblico di fronte alla cattiveria che si abbatte su Marina ed empatizzare con lei e il suo coraggio. Un'occasione per uscire dalla sala più consapevoli e più "buoni" . Tutto sommato il film è Orso d'Argento a Berlino e il regista cileno Sebastian Lelio non è alle prime armi , anzi già con Gloria aveva dimostrato la sua propensione a narrare storie non troppo convenzionali.

Beninteso, la pellicola soffre di alcune debolezze non marginali : alcuni passaggi narrativi frettolosi e poco logici , alcune scene che rischiano il melò da soap opera , alcuni personaggi caratterizzati in modo superficiale, sceneggiatura con dialoghi a volte poco efficaci. Difficile che possa vincere l'Oscar strappandolo al favorito Loveless. Bene invece che sia nominata perché se lo merita.

Se lo merita perché il regista con sobrietà e grande abilità nelle inquadrature ci racconta anche l'altra faccia della medaglia , la parte più ostica per Marina che non è un'eroina senza dubbi e senza incertezze, anzi. Per quanto si possa essere forti e convinti della propria identità, se nell'immaginario altrui non esistiamo o addirittura esistiamo negativamente , allora davvero ogni sforzo e ogni battaglia personale potrebbero essere vani. Come diceva Ralph Ellison (scrittore afro-americano) :"sono invisibile perché gli altri si rifiutano di vedermi".



Marina è una donna in penombra che ha trovato occasione e speranza di poter "essere" ciò che è alla luce del sole in compagnia di Orlando e anche in attesa del procedimento legale di cambio di sesso sulla carta d'identità. La morte di Orlando rischia di farla ri-precipitare a forza nella penombra. Non solo il rifiuto nell'immaginario altrui è secco ma Marina stessa si ritrova , nonostante tutta la sua forza interiore, a cercare una risposta definitiva inoltrandosi nella sauna finlandese ad aprire un armadietto che non sapremo mai cosa contiene.
La scena è perfetta, girata in modo superbo, con Marina prima donna nella zona femminile poi uomo nella zona maschile. In entrambe è invisibile e perfettamente mimetizzata senza nulla fare se non spostare l'asciugamano ; nessuno la nota.

Che dentro l'armadietto ci sia tutto e niente , che sarà davvero sempre e solo una chimera agli occhi altrui, come la vede la ex-moglie di Orlando ?




Questo film mi è piaciuto , l'ho trovato interessante ed onesto nell'affrontare un argomento non semplice senza troppe facilonerie e buonismi da "politically correct". Il budget è appena al di sopra di quello di un film "indie" , non è un capolavoro ma lo consiglio vivamente. -------------------------------------------------------------------------- P.s post-premiazione. E invece ha vinto! Ha battuto Loveless che a mio giudizio meritava la statuetta. Non sono troppo sorpresa, però. E' un film più complesso di quel che appare , una riflessione su di un tema attuale e dibattuto . Svolta in modo non superficiale e con punto di vista non unilaterale.

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