Dopo il successo di Perfetti sconosciuti ritorna Genovese alzando l'asticella. Sempre con una formula teatrale , tutto in un interno solo, sceneggiatura tutta incentrata sui dialoghi. Non originale, liberamente tratta e rielaborata da una serie web americana di scarso successo, The Booth at the End.
Abbandonata la commedia dai risvolti amari , il regista affronta un dramma surreale dai temi forti: libero arbitrio , cattivi/disperati desideri , etica. Un uomo con un'enorme, inquietante agenda che sembra in odor di zolfo ma il mostro non è lui. O così almeno dice.
Sembrerebbe troppa roba, un progetto ambizioso di certo, ma Genovese ci riesce e quadra il cerchio in modo soddisfacente .
La svolta che il cinema di Genovese ha preso a partire da Perfetti Sconosciuti è molto interessante rispetto all'asfittico panorama del cinema italiano.
11 attori compresi i soliti cari a Genovese : Giallini, Mastrandrea , Ferilli, Rorwachen . Rispunta Muccino. Tutti utilizzati al meglio .
Bravo Genovese, spero continui così.
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