Il buco, di Galder Gaztelu-Urrutia, 2019 (Spagna). Torino F.F., Sitges (4 premi), Toronto F.F. Goya 34 (1 premio). Su Netflix.
Un pò di Cronenberg nella distopìa orrida della prigione (ma è una prigione o un esperimento sociale? Il protagonista ci entra volontariamente ) a 333 livelli.
Grottesca, disgustosa e violenta metafora sulla "solidarietà" umana in una società piramidale.
Grottesca, disgustosa e violenta metafora sulla "solidarietà" umana in una società piramidale.
Occorre accostarsi alla pellicola armati di una dose massiccia di sospensione dell'incredulità. La distopìa è genere antico e collaudato anche in letteratura , prima che al cinema. Folle ed assurda che sia deve avere una struttura solida di base. Ormai la coerenza latita in qualsiasi distopìa cinematografica degli ultimi anni, tanto da rischiare d'inficiarne il significato. Anche qui la narrazione corre sul filo del rasoio inanellando un pò troppe incongruenze. Tuttavia è buona l'idea della piattaforma che scende nel ventre di un vero e proprio inferno , dall'abbondanza fino alla morte per fame e a ogni genere di violenza , cannibalismo compreso.
La ribellione non scoppia mai, il più becero egoismo prevale.
Un coppia di "eroi" improvvisati insorge quando si viene a sapere che all'inferno è rinchiusa anche una bambina.
Ma non c'è agnizione , nè vero cambiamento. Purtroppo la solidarietà umana non scatta. La "favola" è pessimista e nera come non mai.
Low budget e sceneggiatura incerta per un'idea cmq. molto valida che meriterebbe un re-make meno pasticciato.
Da vedere, inusuale ed originale.
La ribellione non scoppia mai, il più becero egoismo prevale.
Un coppia di "eroi" improvvisati insorge quando si viene a sapere che all'inferno è rinchiusa anche una bambina.
Ma non c'è agnizione , nè vero cambiamento. Purtroppo la solidarietà umana non scatta. La "favola" è pessimista e nera come non mai.
Low budget e sceneggiatura incerta per un'idea cmq. molto valida che meriterebbe un re-make meno pasticciato.
Da vedere, inusuale ed originale.