29 settembre 2019

Cold War

Cold war, di Pawel Pawlikowski, 2018.


Con notevole ritardo arrivo a vedere il film polacco che incantò la critica europea (e non solo). Ma non sono pentita, anzi. Perchè non mi è piaciuto per nulla.

Troppo poco sotto-titolate le canzoni popolari tradizionali per dare un qualsiasi contributo alla sceneggiatura già di per sè fin troppo propensa al sentimentalismo dell' "amore contrastato dalla guerra fredda". 
Che poi a ben vedere non sono certo il "muro" storico-politico nè sostanziali differenze ideologiche fra i due innamorati a dividerli per tutti quegli anni. 



Zula non passa la frontiera con Wiktor a Berlino Est alla prima occasione per comprensibili, dichiarati e semplici motivi : lei sa solo cantare e ballare in spettacoli politicamente ed ideologicamente orientati.  Che potrebbe mai fare in quel mondo al di là della cortina ?  

Ed ha ragione. Anni più tardi approderà (legalmente) in quel mondo bohemienne di jazz, musica da film, intellettuali chic adatto a Wiktor : e ci proverà per amor di Wiktor ad usare la sua bella voce nel modo che piace agli altri. Ma lei non capisce le metafore nè apprezza la "traduzione" furbesca della canzone russa (neanche polacca) che conquistò Wiktor ai tempi della nascita del gruppo Mazurek. O forse era più il bel faccino della giovanissima Zula ad averlo incantato? 

Propendo per la seconda ipotesi: così la pensa la collega etno-musicologa alle selezioni e in fondo lo sa anche Zula . 
Affoga infatti subito, a Parigi, nonostante il disco inciso come vuole Wiktor, nonostante la voglia giovanile di ballare il rock. E torna in Polonia a marcire ,nel tempo, in altro squallore.  Tragico ed irrisolto personaggio femminile. 


C'è tanto sentimentalismo quanto poco sentimento. Si vorrebbe dipingere un personaggio femminile "tosto" ma ne esce il contrario. Zula è vittima e vittimista. Wiktor ama sè stesso sopra ogni cosa. 
Le ultime scene e il melodrammatico epilogo danno il colpo di grazia (melò indigesto) ad una sceneggiatura già di per sè "pallosetta" ed  artificiosa.



Fastidiosa ,secondo la mia personale sensibilità e percezione di dignità femminile. 
La bella fotografia in b/n e il formato "Academy ratio" 1,37:1 non mi hanno emozionata più di tanto in questo contesto.
La tanto lodata colonna sonora è gradevole ma niente di speciale al mio orecchio.

Agli Oscar 2019 era in concorso fra i 5 "stranieri" accanto allo stratosferico "Roma" di Cuarón. Che metteva in scena personaggi femminili davvero ben ritratti , davvero "forti" , dignitosi e coinvolgenti. Anche quel film era in b/n, ma che differenza !  Riprese magistrali. Non c'è paragone. "Roma" vola dieci spanne sopra a questo "Cold War".

Che alla fin fine con la guerra fredda  ha davvero poco a che fare e tutto sommato a me è sembrato piuttosto inutile. Con buona pace per Cannes 2018 (Prix de la mise en scéne).

3 commenti:

  1. Non ho visto Roma, tuttavia questo mi è piaciuto, anche se di rimostranze tante da esprimere, ma al mio orecchio ed alla mia vista, questo film d'altri tempi, ha fatto effetto.

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    1. Hai un post su Cold War ? Cercato ma non trovato, magari sono sbadata io.
      La fotografia non è male e come b/n ha il suo stile. Sinceramente la sceneggiatura e i personaggi mi hanno ammazzato anche l'aspetto visivo. Il confronto con il contemporaneo Roma poi mette in ombra , secondo me, questo Cold War. Quando puoi recupera Roma. Lo so , è solo su Netflix. Ma vale la pena trovare il modo di vederlo. Ciao!

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    2. No, non ho ancora postato la recensione, la posterò prossimamente ;)
      Lo vedrò certamente, quando mi sarà possibile ovvio :)

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