7 aprile 2019

Cosa dirà la gente

Cosa dirà la gente, di Iram Haq, 2017 (Norvegia, Germania, Svezia)



Attenzione, spoiler.


Nisha , 16 anni, è figlia di immigrati pachistani ad Oslo e crede di potersi comportare come i suoi coetanei norvegesi. La frequentazione di un ragazzo norvegese crea disonore e scandalo nella comunità pachistana e nella sua famiglia che decide di spedirla forzatamente in Pachistan dagli zii per la dovuta punizione e "rieducazione". Non può più rimanere, chissà cosa dirà la gente.




Qui incontrerà la stessa sorte , ma in peggio, umiliata dalla corrotta polizia del buoncostume. 

La famiglia degli zii la ripudia , Nisha ha disonorato anche loro. Chissà cosa dirà la gente.
Il padre le chiede di suicidarsi gettandosi da una rupe quale soluzione ottimale.




La "testarda" Nisha non si butta e il padre la riporta desolato e disperato ad Oslo. L'unica soluzione è un matrimonio combinato con un uomo pachistano canadese che Nisha vede una sola volta in videoconferenza sul laptop presenti  famigliari ed intermediari. Il contratto è immediatamente concluso. La ragazza vivrà con un marito benestante, niente istruzione, a casa a fare figli.


In questa vicenda, Nisha si ribella una sola volta inviando un messaggio ad un'amica mentre è in partenza per il Pachistan : "mi hanno rapita". 

Al suo ritorno in Norvegia gli assistenti sociali intervengono ma Nisha è ormai sottomessa e mente su tutto.

La scena finale lascia ben sperare in una decisiva risoluzione di "fuga" in extremis. Vediamo Nisha correre in mezzo alla neve e speriamo che non si volti più indietro, forse diretta verso quella casa-famiglia che le era già stata saggiamente proposta in passato da scuola e servizi sociali.



La regista Iram Haq ha dichiarato di aver vissuto una vicenda simile in gioventù ma , a differenza della protagonista, di essersi trovata bene in Pachistan a scoprire le proprie radici culturali.


Per Nisha invece di "culturale" non v'è nulla, solo barbarie sia nella comunità di immigrati ma mai integrati in Norvegia che in Pachistan dove di bello ci sono solo gli aquiloni e i colorati mercati di quartiere.


Sceneggiatura e regìa molto caute e timorose di "cosa dirà la gente" e di far fare brutta figura alla propria "gente". Decisamente si poteva osare di più. 
Ma ,si capisce, oggi come oggi è importante preoccuparsi in aggiunta di cosa potrebbero dire i buonisti occidentali ,prima e ancora e molto peggio, dei propri connazionali immigrati. Forse la cautela ,tutto sommato, è comprensibile,  in questo senso.

Film che merita la visione, seppur privo dell'impatto emotivo di, per esempio, "La bicicletta verde" o di "Mustang". 

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un tuo commento come utente Google oppure con il tuo nome e link (url) al tuo profilo facebook o altro sito.