Presentato al Sundance 2018 e a Cannes 2018. Nomination Critics' choice awards 2019 per T. McKenzie miglior giovane attrice.
Film "indie" accattivante, lontano dalle produzioni commerciali . Rievoca un pò Into the wild , un pò Captain Fantastic ma sostanzialmente va in una direzione tutta sua.
Belle riprese naturali in mezzo a boschi e foreste nell'entroterra di Portland , molta delicatezza e sobrietà nel raccontare la storia inconsueta di un veterano di guerra (Ben Foster) che non sa più vivere nel mondo civilizzato e sceglie una vita selvaggia , in mezzo alla natura , ai margini della società. Porta con sé la figlia 13enne, magnificamente interpretata dalla giovane Thomasin McKenzie per la quale la regista e co-sceneggiatrice Debra Granik sceglie molti primi piani , poche battute, una recitazione minimalista molto efficace nella sua semplicità.
Il film non ci concede spiegazioni sulle motivazioni e i traumi che spingono il padre a quel tipo di vita. Inizia "in media re" , in mezzo alla natura. Ottima anche la scelta di non indulgere in riflessioni di tipo morale sul fatto che il padre trascini la figlia nel suo dolore/ incapacità (in questo senso c'è grande differenza con "Captain Fantastic"). C'è semplice descrizione, pochi dialoghi e nessun giudizio ideologico. Il padre è un uomo che vuole perdersi (si è già perso) similmente al protagonista di "Into the wild".
È anche , forse soprattutto, un film sul coming of age della ragazzina, nettamente atipico. Alcune scene , come quella delle api, e il poetico, duro, finale sono un inno all'indipendenza , all'evoluzione di una personalità forte e matura. Anche grazie agli insegnamenti dell'amato padre e ad incontri con persone "simili" ed empatiche.
Colonna sonora folk nostalgica e molto pertinente (prestare attenzione ai testi delle canzoni).
Film da non perdere, consigliatissimo!
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