Già sceneggiatore di Sicario e dello splendido Hell or high water , Sheridan qui è anche regista e se la cava più che bene.
Trama "crime" fra le nevi e il gelo di una riserva nativo-americana nel Wyoming.
Sheridan scrive e gira con coerenza un altro thriller/western con risvolti sociali e zero sconti trendy-buonisti.
C'è violenza , ci sono armi , c'è lo sfacelo socio-economico ma anche umano di una riserva dove convivono nativi (o quel che ne rimane) e non nativi in mezzo ad una natura impietosa che congela anche d'estate.
Una giustizia non ineccepibile , da far west o solo disperata come in Hell or high water .
La partecipazione al Sundance e il premio a Cannes sono giustificati : non è il solito "crime" .
In chiusura il film ricorda il numero mai ben calcolato di donne native-americane morte o scomparse nelle riserve e delle risorse inadeguate della polizia locale.
È un film che non chiede al pubblico di essere necessariamente d'accordo ma ritiene necessario di essere capito.
Dialogo fra il cacciatore e il padre della ragazza morta :
-Che cos'è quella pittura sul viso?
-È la mia faccia funebre
-Come lo sai che si fa così?
-Non lo so, non c'è rimasto più nessuno per insegnarmelo
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